Ho approfittato di questa mattinata libera post esame per visitare alcuni complessi che non avevo ancora avuto modo di visitare al Palatino. Il Parco Archeologico del Colosseo è talmente ricco che è impensabile visitarlo tutto in una giornata, soprattutto dopo l’attivazione del circuito SUPER che permette di accedere, a giorni ed orari alternati, a tantissimi siti prima chiusi. Come se non bastasse, vengono costantemente resi accessibili nuovi ambienti e nuovi percorsi ed organizzate mostre, rendendo il Parco ormai una tappa ricorrente ad ogni mia visita a Roma.

Casa di Livia sul Palatino
Casa di Livia sul Palatino

Vorrei qui mettere a confronto tre gruppi di ambienti che sono stati valorizzati utilizzando una metodologia espositiva molto simile basata sulla narrazione multimediale: la Domus Transitoria, la Casa di Livia e quella di Augusto. La visita di questi complessi è contingentata a piccoli gruppi, pertanto è conveniente prenotare on-line o direttamente al personale d’ingresso del Parco, e si articola attraverso un percorso obbligato che unisce racconto e proiezioni mappate con ricostruzioni tridimensionali.

Questa modalità arricchita e guidata aiuta alla comprensione di questi siti così complessi e stratificati anche al pubblico meno avvezzo, e riesce ad aggiungere, in modo tutto sommato piacevole, una componente di intrattenimento didattico. Alla fine dei tour multimediali, tranne che nella Casa di Augusto (una eccezione per me incomprensibile che mi ha lasciato amareggiato), i visitatori hanno a disposizione alcuni minuti liberi per muoversi negli spazi senza ausili tecnologici.


La Domus Transitoria

Domus Transitoria

La Domus Transitoria è il complesso di più recente apertura al pubblico e vi si accede da una piccola scalinata a lato del Museo del Palatino. Della vasta reggia di Nerone che univa il Palatino all’Esquilino, antecedente alla grande edificazione della Domus Aurea e che ne preannunciava i fasti, è in realtà visitabile la piccola porzione già nota come “Bagni di Livia”, posta al di sotto della Cenato Iovis della Domus Flavia, e una latrina più tarda.

L’aspetto più problematico è di certo quello di riuscire a distinguere le varie fasi costruttive che si susseguono in questi ambienti. Lo spettacolare ninfeo, progettato scenograficamente come una frons scaenae, era originariamente articolato in nicchie che ospitavano fontane e dominato da una piccola cascata centrale. La ricchissima decorazione marmorea che rivestiva le pareti e i pavimenti, le colonne in porfido con i capitelli in bronzo e le pitture furono già scoperte nel XVIII sec., causandone l’asportazione e la dispersione in varie collezioni tra Parma e l’Inghilterra. Solo attraverso i pochi lacerti sopravvissuti si può tentare di immaginare lo splendore originale di questa architettura.

A complicare la già difficile lettura, numerosi setti murari (quasi un campionario delle tecniche edilizie romane) pertinenti alle continue vicende edilizie del Palatino, interrompono e frammentano lo spazio originariamente unitario. Ad aiutare i visitatori ad individuare gli interventi successivi alla Domus Transitoria di Nerone, intervengono le ricostruzioni multimediali immersive che sono fruibili nella prima sala attraverso dei visori Oculus Go.

Oltre a frammenti della decorazione marmorea, sono presenti, sia in situ che presso il Museo del Palatino, consistenti porzioni di decorazione pittorica e degli stucchi dei soffitti. Decorazioni a grottesche, per lo più dorate su fondo bianco, con inserti di pasta vitrea, abbellivano le volte assieme a scene figurative a sfondo mitologico.
La loro scoperta influenzò la produzione grafica ed artistica del XVIII sec., come gli acquerelli di F. Bartoli oggi ospitati presso la biblioteca dell’Eton College.

Come accennato sopra, oltre ai resti del ninfeo con la scenografia teatrale, la visita prosegue attraverso un ambiente più tardo: una latrina realizzata immediatamente dopo il devastante incendio del 64 d.C., forse proprio ad uso degli operai impiegati nel cantiere della Domus Aurea.
Questo spazio poteva servire contemporaneamente, la privacy era decisamente percepita in modo molto diverso rispetto ad oggi, circa cinquanta persone.
Sono riconoscibili le canalizzazioni, i banconi con i fori a serratura e la decorazione a campitura rossa che corre in corrispondenza delle sedute.

La parete esterna di questo ambiente era riccamente decorata con un affresco decorato con elementi vegetali e floreali tipico della pittura di giardino che, a prima vista, ricorda quelli del ninfeo sotterraneo della Villa di Livia. Anche in questo caso le proiezioni mappate aiutano ad individuare gli elementi figurati e i graffiti dei frequentatori della latrina. Sono facilmente riconoscibili sia delle semplici incisioni a compasso che un uccellino stilizzato.


La Casa di Livia

“Ma questi spunti presi dalla realtà, attualmente per il cattivo gusto imperante son tenuti in scarsa considerazione e disprezzati. Anziché rifarsi a immagini tratte dalla realtà naturale si preferisce dipingere l’intonaco ricorrendo a soggetti fuori dall’ordinario”.

Vitruvio, De Architectura VII
Casa di Livia

La Casa di Livia, come la vicina di Augusto, sorgono sul Palatino occidentale, nei pressi del Tempio di Cibele. La visita prevede una fruizione leggermente diversa da quella, di impostazione più recente, della Domus Transitoria. Non sono infatti previste ricostruzioni interattive immersive tramite visori. I quattro ambienti principali (tablino, le due ali, ed il triclinio) vengono illuminati singolarmente, evidenziando porzioni specifiche delle decorazioni, in concomitanza della voce narrante registrata. Il tablino e le due ali laterali sono ambienti piuttosto spaziosi a sviluppo longitudinale, coperti da volta a botte e decorati sulle pareti da affreschi di secondo stile databili attorno al 30 a.C.

Casa di Livia
Tablino, ai lati le due ali

Nella parete di destra del tablino, inquadrata da una imponente scenografia architettonica tripartita caratterizzata da esili colonne corinzie, una scena raffigura Io, imprigionata e legata ad una colonna da Argo, mentre Mercurio si avvicina per liberarla. Nella elaborata membratura architettonica immaginaria, popolata da elementi decorativi spesso fantastici e virtuosistici, trovano spazio altre scene minori.

L’ala di sinistra presenta delle partiture decorative rettangolari, in basso prevalentemente monocromatiche mentre in altro delle raffigurazioni schematiche metopali con figure fantastiche affrontate araldicamente.

L’ala di destra invece è riccamente decorata ad imitazione di un ambiente porticato. Sullo sfondo, caratterizzato da riquadrature bianche dove sopra corre un fregio dorato sormontato da girali, si stagliano ricche ghirlande che ricordano quelle interne della Domus Aurea.

L’ultimo ambiente visitabile, accessibile da una piccola apertura a destra del complesso, è il cd. triclinio. L’impianto decorativo ad imitazione architettonica è simile a quello del tablino: inquadrate da esili colonne sono ancora visibili delle scene figurate. Al centro della parete più lunga, di fronte all’ingresso attuale, un riquadro mostra uno spazio aperto con portico semicircolare coronato da statue, dove spicca il betilo aniconico di Diana con varie teste di animali.


La Casa di Augusto

“Ora tutto questo non è mai esistito né mai esisterà. Infatti come potrebbe una canna reggere un tetto o un candelabro i fregi di un frontone o un esile stelo portare una statuina seduta o come è possibile che da steli e radici spuntino ora dei fiori ora dei busti?”

Vitruvio, De Architectura VII
Casa di Augusto Affreschi

Dalla Casa di Liva si giunge all’ingresso della Casa di Augusto percorrendo un breve tragitto in discesa. Il complesso, composto da una area privata ed una pubblica, sorge in prossimità del Tempio di Apollo, anch’esso voluto da Augusto, ed in continuità ideologica e spaziale con l’area delle capanne romulee, il cuore della fondazione mitologica di Roma. Come già accennato sopra, il percorso di visita si articola in modo del tutto simile a quello delle Domus Transitoria e della Casa di Livia ma, a differenza di questi, non è lasciata la possibilità di muoversi liberamente negli ambienti dopo il percorso multimediale. Questa scelta, forse dettata da motivi logistici, impedisce di fruire appieno del sito e di poter elaborare e confrontare, secondo i propri interessi e tempi, quanto è davanti agli occhi.

I primi due ambienti visitabili si aprono lungo un corridoio accessibile dall’ingresso. Anch’essi, come per la Casa di Livia, sono decorati con pitture del secondo stile, anche se gli spazi sono più raccolti (erano infatti pertinenza della parte privata della dimora).

Casa di Augusto
L’accesso alla Casa di Augusto.
A destra corre il corridoio dove si aprono le prime stanze affrescate che si sono preservate perché interrate dopo Augusto. Gli ambienti a sinistra hanno invece subito profonde trasformazioni durante l’età imperiale.

La prima stanza “dei Festoni di Pino” è decorata con un porticato che si staglia davanti ad un basso muretto oltre al quale si intravede un ulteriore spazio porticato. Dai pilastri pendono ghirlande di pino. La seconda stanza “delle Maschere” è dipinta con una decorazione architettonica ispirata alle scenografie teatrali dove dominano il rosso e l’oro. Anche in questo caso, elementi decorativi secondari come maschere, vasi, candelabri ed animali fantastici popolano la scena. L’architettura dipinta si fa particolarmente fantasiosa dove gli elementi portanti verticali si fanno sempre più slanciati e inverosimilmente sottili.

La visita prosegue verso l’area pubblica della dimora, che si sviluppava attorno ad un peristilio. Centrale era l’oecus, un ambiente identificato come un triclinio, fiancheggiato da altri ambienti, alcuni riconosciuti come biblioteche. La narrazione multimediale si concentra poi sulla “Stanza delle Prospettive”, un piccolo ambiente dove nella parete di fondo è rappresentato un edificio con colonne e balconi. Sono da notare, anche se quasi del tutto svanite, le figure umane, un elemento di novità nella decorazione parietale.

Attraverso una rampa era possibile accedere alla piazza del Tempio di Apollo. Le pareti ed il soffitto di questo vasto ambiente erano decorati in modo particolarmente ricco. La volta è decorata a cassettoni policromi, al centro dei lacunari si possono ammirare elementi di derivazione vegetale e floreale. Le pareti sono invece articolate con una decorazione architettonica animata da elementi secondari come uccelli e vasi.

Purtroppo lo Studiolo di Augusto era infotografabile per i riflessi e gli aloni del vetro che protegge questo raffinato ambiente, mentre altre stanze in collegamento con la rampa erano accessibili senza particolari protezioni. Si tratta di una grande sala con quattro basamenti di colonna, e di un piccolo vano posto grossomodo al di sotto dello studiolo.

Entrambi gli spazi sono decorati con pitture ad imitazione architettonica, in modo coerente a quelle già visitate. Su un fondo rosso si stagliano agili colonne chiare ed altre membrature a contrasto. Alcuni scorci che si aprano attraverso le architetture mostrano piccole scene animate da personaggi che sembrano tratte dalla vita quotidiana.


Consigli di lettura

  • Coarelli, F. Roma, Guide Archeologiche Laterza, Bari, 2008
  • Aureo filo – La prima reggia di Nerone sul Palatino, a cura di Stefano Borghini, Alessandro D’Alessio, Maria Maddalena Scoccianti, Milano, 2019
  • Parco Archeologico del Colosseo
    www.parcocolosseo.it
  • Coopculture
    www.coopculture.it